Perchè la riforma dell’agenzia del farmaco ci dovrebbe interessare

Questa forse è una notizia che in qualche modo è passata in sordina ma con l’insediamento del governo Meloni sono in corso importanti riforme che ci riguardano tutte e tutti. Quella che ci interessa oggi riguarda l’Aifa, ovvero l’Agenzia Italiana del Farmaco, l’ente pubblico competente nel regolamentare i farmaci in Italia. Di base è un ente autonomo e trasparente che opera sotto la direzione del Ministero della Salute e la vigilanza dello stesso insieme al Ministero dell’Economia.

Nello specifico l’autonomia dell’ente è determinata da 3 figure: il direttore generale, la commissione tecnico-scientifica e la commissione prezzi e rimborsi. Queste figure garantiscono l’autonomia tecnico-scientifica e il diritto alla cura con farmaci efficaci ed economicamente sostenibili. Con autonomia tecnico-scientifica si intende il fatto che l’approvazione, regolamentazione e costo dei farmaci dovrebbe essere basata sulla famosa evidence-based (ovvero l’evidenza scientifica degli effetti dei farmaci) e non sull’influenza di dibattiti politici e di opinione pubblica. La spesa dei medicinali gestita dall’Aifa ammonta a circa 33 miliardi di euro l’anno.

A fine del 2022 il Senato ha approvato la conversione in legge del così detto DDL Nato-Calabria in cui è stata infilata anche la riforma dell’Aifa. Basterebbe già come elemento di riflessione il fatto che disposizioni riguardanti l’invio di armi e militari da parte dello Stato Italiano in Ucraina siano accorpate con l’emergenza sanitaria della Regione Calabria. Per farla breve, all’interno del testo viene inserita anche la riforma dell’agenzia del farmaco giustificata dalla presunta lentezza di operato da parte dell’Agenzia (anche se risulta essere tra le agenzia più veloci d’Europa comparata a quelle di altri paesi). Nello specifico la figura del direttore generale viene eliminata e le due commissioni accorpate in un’unica commissione riducendo i tecnici a 10 membri totali. Sparito il direttore, ruolo preso da Nicola Magrini, parrebbe che il ruolo di rappresentanza verrà preso dal presidente del Consiglio di Amministrazione, ad oggi Giorgio Palù (che è molto amico della destra e vorrebbe tanto godere dei nuovi privilegi ma è un pensionato di 74 anni e per legge difficilmente potrebbe ricoprire il nuovo ruolo). I due per l’inciso non si sono mai sopportati. In genere, pur avendo ruoli e funzioni diverse, la nomina del direttore avveniva da parte del ministero sentite le Regioni e il presidente le Regioni sentito il ministero. Con la riforma la nomina del presidente viene centralizzata dal Ministero, coerente con la così detta Spoil System (per cui i vertici delle amministrazioni cambiano col cambiare del governo e quindi diventano maggiormente aderenti alle linee politiche dall’alto).

In sintesi: l’agenzia del farmaco diventerà lo specchio pasticciato delle linee politiche del governo, con una potenziale autonomia ridotta sia nei confronti del governo che delle aziende farmaceutiche (di cui è bene non dimenticarsi).

Ma perchè tutto ciò ci interessa? Riportiamo il tema di questi giorni che riguarda la gratuità della pillola anticoncezionale che era sui tavoli decisionali da diverso tempo e che il 21 aprile aveva ricevuto il via libera dalle commissioni dell’Aifa nonostante diversi tentativi di boicottaggio da parte del governo. Ebbene doveva essere discusso dal Consiglio di Amministrazione nei scorsi giorni che doveva dare il via libera finale ma non è nemmeno stato messo nell’ordine del giorno e verrà posticipata, quasi aspettando la riforma totale dell’Agenzia del Farmaco (che pare più complicato di quello che il governo pensava) e quindi rinviando totalmente. Rendere gratuita la pillola anticoncezionale va sicuramente contro il posizionamento ideologico della destra al governo che ha tra le sue priorità incentivare alla natalità. 

****** Nota a margine

  1. Ricordiamo che in Piemonte la contraccezione è già gratuita per le persone di età inferiore a 26 anni e per le donne di età compresa tra 26 e 45 anni con esenzione E02 (disoccupazione) o E99 (lavoratrici colpite dalla crisi) nel post IVG (entro 24 mesi dall’intervento) e nel post partum (entro 12 mesi dal parto). La possibilità di erogazione gratuita riguarda contraccettivi ormonali (orali, trans dermici e per via vaginale), impianti sottocutanei, dispositivi intrauterini (IUD al rame o con rilascio di progestinico), contraccezione d’emergenza (ormonale o IUD al rame), preservativi femminili e maschili.

2) Vale la pena condividere alcune righe scritte dalle associazioni pro-life relative ai danni della pillola anticoncezionale. Esplicitiamo che la pillola ha sicuramente effetti collaterali e per decenni ha annichilito la relazione terapeutica in ginecologia diventando la soluzione universale per ogni disequilibrio ormonale senza incentivare l’ascolto e la conoscenza del proprio corpo da parte del potere medico e quindi una critica alla pillola va inserita all’interno di un’analisi dell’egemonia medico-scientifica sui corpi delle donne. Ma è stata comunque storicamente uno strumento di autonomia importante per le donne anche se oggi l’invito è quello di approfondire e incentivare una migliore educazione e consapevolezza verso la salute ginecologica per guadagnare una reale autonoma.

“Se anche volessimo sorvolare sugli effetti collaterali della pillola anticoncezionale gratuita, non possiamo infatti non vedere la portata diseducativa e negativa sotto il profilo valoriale che questa decisione comporta.Tutto il mondo pro family si è detto sconcertato per una scelta che, di fatto, va nella direzione opposta rispetto al problema della denatalità. In un Paese messo così, la gratuità della pillola era forse una priorità? Vale la pena chiederselo, nella consapevolezza che comunque, anche là dove non ci fossero costi economici, sanitari e demografici, comunque la decisione dell’Aifa sarebbe discutibile per il semplice fatto che la pillola uccide l’amore e lo stesso desiderio [viene scomodato Max Horkheimer, filosofo e sociologo tedesco della scuola di Francoforte al solo fine di citare senza contesto alcuno un laico]. Horkheimer ebbe il coraggio di ricordare che l’«amore si fonda sul desiderio, sul desiderio per la persona nata, e non è libero dalla sessualità. Quanto più si desidera l’unione con la persona amata, tanto maggiore è l’amore. Se si elimina questo tabù della sessualità, cade la barriera che fa nascere in ampia misura il desiderio, allora l’amore perde la sua base». Quando fu chiesto sempre ad Horkheimer se lui ritenesse responsabile di tutto ciò la pillola, egli fu molto chiaro: «Sì. La pillola fa di Romeo e Giulietta un pezzo da museo. Mi permetta di formularlo in modo esplicito: oggi, Giulietta direbbe al suo Romeo di aspettare solo un momento per prendere la pillola prima di andare da lui».

Fonte: https://www.stilumcuriae.com/la-pillola-fa-male-come-e-perche-ma-non-ve-lo-dicono