PNEI – mettere in discussione l’approccio biomedico

Abbiamo presentato il Sistema Endocrino nelle sue principali funzioni, ma inseriamolo ora all’interno del sistema complesso di cui fa parte, avvalendoci dell’approccio psiconeuroendocrinoimmunologico a cui abbiamo accennato in un articolo precedente.
Tale paradigma scientifico si definisce come: Disciplina che studia le relazioni bidirezionali tra psiche e sistemi biologici. Nella PNEI convergono, all’interno di un unico modello, conoscenze acquisite, a partire dagli anni Trenta del 20° sec., dall’endocrinologia, dall’immunologia, dalle neuroscienze e dalla psicologia;
 La PNEI si propone però anche come un nuovo paradigma epistemologico: nella sua articolazione si nutre anche dei contributi delle scienze umane e sociali, ma anche della filosofia e della storia delle medicine non solo, né prevalentemente occidentale, ma soprattutto greca e cinese, svelandone le reciproche influenze e relazioni.
Affinché questo approccio integrato alla cura della persona e la coscienza della profonda  interconnessione della salute umana con la salute delle altre specie viventi e degli ecosistemi terrestri non siano parole vuote o, peggio, artifici linguistici per dissimulare la persistenza dei vecchi modelli scientifici e organizzativi, occorre riempire quegli obiettivi programmatici di categorie e contenuti nuovi.
Una delle grandi rivoluzioni della PNEI riguarda la comprensione dell’importanza dell’asse, o meglio della triade microbiota intestinale-mucosa intestinale-cervello.
La scoperta e lo studio approfondito di tale sistema ha portato a rivalutare profondamente l’eziologia di numerose malattie, non solo gastro-enterologiche, ma anche psichiatriche, autoimmuni, cutanee, cardiovascolari.  E a modificarne di conseguenza l’approccio terapeutico.
La triade microiota-mucosa-cervello costituisce un sistema simbiotico, è una relazione di mutuo-aiuto indispensabile per la sopravvivenza dell’umanx così come dei microbi, minata costantemente dalla tossicità e dallo stress del sistema capitalista.
Gli esseri umani, sin dall’inizio della loro evoluzione, hanno vissuto in costante associazione con i batteri. Il loro numero supera di 10 volte quello delle  cellule che compongono il corpo umano, il loro genoma (metagenoma)  è numericamente di circa 100 volte superiore a quello umano e il loro peso totale è di circa 1,5 Kg.
Nature Reviews Neuroscience ha recentemente ospitato una ampia rassegna, scritta da due ricercatori del dipartimento di psichiatria della irlandese Cork University, sull’ “Impatto del microbiota sul cervello e sul comportamento”. Che emerge da queste ricerche? 
Che la comunicazione tra cervello e microbiota intestinale è a due direzioni, nel senso che si influenzano vicendevolmente, nel bene e nel male. Per esempio, una condizione di stress emozionale altera la composizione 
del microbiota e, a sua volta, una condizione di stress infiammatorio intestinale altera l’attività cerebrale. 
Con quali meccanismi? Gli effetti dello stress cerebrale vengono mediati dal rilascio di cortisolo e adrenalina e noradrenalina che modificano l’equilibrio tra ceppi batterici e sistema immunitario locale; al tempo stesso gli ormoni dello stress rendono la barriera intestinale più permeabile ai ceppi patogeni presenti nella mucosa, ai loro metaboliti e ad altre sostanze tossiche esogene. 
In direzione opposta, un’alterazione del microbiota intestinale determina il rilascio di citochine infiammatorie che, viaggiando con il nervo vago e con il sangue, raggiungono il cervello. 
La verifica della correttezza di questo ragionamento viene anche da studi sperimentali e clinici. C’è una certa evidenza clinica sul ruolo della somministrazione di probiotici nel ridurre l’ansia, diminuire la risposta di stress e migliorare l’umore in persone con Sindrome dell’intestino irritabile e fatica cronica. Altri studi sia sull’animale che su gli umani hanno mostrato che un cocktail di probiotici (Lactyobacillus helveticus e Bifidobacteria longum) riduce sia l’ansia che il cortisolo e alza la soglia del dolore. 
Al rovescio: l’uso di antibiotici nell’animale oltre ad alterare patologicamente l’equilibrio del microbiota (causando disbiosi) altera anche il comportamento, determinando ansia. Interessante è il fatto che viene ridotto il livello del Fattore nervoso di derivazione cerebrale (BDNF) in due aree chiave del cervello, nell’ippocampo e nell’amigdala, con conseguenze negative sull’umore e sulla cognizione. 
Questo intestino, detto Leaky Gut, non è permeabile solo ai microbi endogeni ma, com’è chiaro, anche tossici che introduciamo dall’ambiente. Tra questi, visto che parliamo di secrezione ormonale, citiamo i perturbatori endocrini.
Sono sostanze nocive derivate dalla produzione industriale, dai pesticidi, dalla combustione di microplastiche che non hanno solo hanno la capcacità di far morire direttamente le cellule del nostro organismo o modificare la loro espressione genica in senso tumorale, ma hanno il potere di influenzare l’intera regolazione endocrina del nostro corpo. 
 
Queste molecole infatti sono molto simili agli ormoni prodotti dal nostro organismo che viene ingannato e mandato in squilibrio, scavalcando e annichilendo quelli che sono i reali bisogni dell’organismo.
Vi portiamo ad esempio i risultati di una ricerca pubblicata da Enviromental Health nel 2017 in cui si mettono in correlazione l’esposizione ad alcuni perturbatori endocrini (fitoestrogeni, pesticidi o il bisfenolo utilizzato per contenitori alimentari, ma anche alcol e tabacco) e l’insufficienza ovarica prematura, cioè l’incapacità di produrre follicoli ovarici e quindi cellule uovo. Comporta infertilità e sintomi simili a quelli della menopausa. Uno dei tre meccanismi di danno individuati nella review implica proprio la disregolazione degli estrogeni, fondamentali per la maturazione del follicolo.
Fondamentale quindi, coltivare questo rapporto simbiotico, dal punto di vista medico, ma anche da quello politico: perché se è vero che vogliamo mescolarci in grandi orgie intellettuali e non, è anche vero che vogliamo scegliere NOI con chi, come e cosa mescolarci.
Siamo esseri in relazione, ma vogliamo decidere noi che relazioni creare, con chi e con quali elementi. Vogliamo creare alleanze tra corpi. Alleanze interspecie tra corpi diverse che siano produttrici di salute e piacere, e non fucine di riproduzione di malattia.