Le ghiandole di Skene sono ghiandole esocrine, che riversano cioè le loro secrezioni in un dotto e non nel sangue.
Sono implicate nelll’attività sessuale, durante la quale garantiscono la lubrificazione del canale vaginale e dei genitali esterni. Secernono di un liquido chiaro e lievemente viscosco che agisce da lubrificante durante l’atto sessuale.
Si pensa inoltre che la sua stimolazione sia implicata nell’eiaculazione femminile o squirting.
Parte del tessuto che le ricopre fa parte della clitoride.
Le gh. di Skene furono per la prima volta descritte da Alexander Skene, ginecologo scozzese vissuto tra il 1837 e il 1900. Egli fu un grande seguace di Sims, il medico che torturò decine di donne schiave per il progresso della ginecologia moderna. Al suo maestro dedicò persino un busto, che attualmente si trova al Kings County Medical Museum.
La premessa importante da fare è che ancora poco si sa riguardo questi organi.
Tale premessa non è priva di significato politico: queste ghiandole sono sì legate all’atto più meramente riproduttivo, in quanto la lubrificazione rende più funzionale il rapporto eterosessuale penetrativo, ma hanno delle grosse implicazioni nel garantire il piacere sessuale di chi le possiede. Com’è noto attorno al piacere sessuale non maschile si sono sempre articolati molteplici dispositivi di controllo, politico sociale e medico. Atti a reprimerlo, ridimensionarlo, renderlo funzionale alla riproduzione o patologizzarlo.
Tra i vari strumenti di controllo, il disinteresse medico e la penuria di ricerca scientifica possono sembrare quelli meno oppressivi; tuttavia la mancata conoscenza della fisiologia di questi organi potenzialmente sovversivi porta ad alimentare narrazioni tossiche e distorte attorno alla sessualità femminile/non maschile e a categorie e diagnosi mediche sbagliate e dannose.
Tra le varie misinterpretazioni che ruotano attorno alle ghiandole di Skene, ci pare interessante citare quella riguardo la cistite post coitale (spesso chiamata anche “da luna di miele”).
Ci sono due ipotesi che vedono i batteri e quindi lo stato infettivo causato dalla penetrazione come causa principale.
La teoria che invece tiene maggiormente conto di quella che è l’importante funzione delle ghiandole di cui stiamo parlando è quella infiammatoria: le ghiandole di Skene, se stimolate alla secrezione, e quindi in particolar modo in caso di squirting, si infiammano e trovandosi attorno all’uretra la comprimono o ne determinano un’ulteriore infiammazione, dando sintomatologia simil-cistitica.
L’infiammazione può derivare anche da una stimolazione eccessiva in posizioni che non tengono in considerazione la localizzazione delle ghiandole stesse: come per tutti gli organi del nostro corpo, anche in questo caso esiste una variabilità individuale. E’ possibile quindi che alcuni movimenti (anche i più classici) provochino una sollecitazione scorretta che porta ad infiammazione.
E’ un vero peccato mancare questa diagnosi in quanto, considerandola una malattia infettiva, il trattamento della cistite post coitale è antimicrobico: l’alterazione della flora batterica vaginale predispone allo sviluppo, a questo punto sì, di infezioni ricorrenti o croniche, che a loro volta possono determinare l’insorgenza di vulvodinia, patologia da poco individuata e ancora troppo sottodiagnosticata.
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